Curioso osservare come in questa parte dell’Italia del Nord, tradizione civiltà rurale ed esperienza ha un’origine così esclusiva e legata al fiume.
Lungo il Chiese, motore ecologico della Valle Sabbia che nasce dal lago di Idro, si dispiegano a ventaglio, e si alternano, campi arati e boscaglie di ripa in un perfetto richiamo al paesaggio inglese.
Il disegno del territorio che si rileva nella valle è quello di un luogo diffusamente agreste e poco inurbato, ricco di segni e di richiami stilistici alla naturalità e che ci racconta bene, e in modo semplice, perché lo si ritrova ovunque, come la storia del “posto” veda da sempre fusi assieme i due mondi, quello agricolo e quello industriale, collusi tra loro sia nel voler congegnare un migliore modo per sfruttare la risorsa primaria che nel ricercare di non intaccare e snaturare i caratteri identitari dei luoghi.
Ed è in questa operosità che definiamo “sostenibile” per il rispetto verso la risorsa idrica, che manifesta un connotato distintivo di molte aziende del territorio; densità e lunghezza dei canali irrigui, disposizione e di come sia stata congegnata una rete idrica intelligentemente capillare poiché diffusa fino a voler condurre l’acqua al singolo appezzamento, testimoniamo una realtà in cui ancora oggi i flussi “capillari” sono sapientemente regolati in relazione alle superfici e alle attività che dall’acqua trovano giovamento e crescita.
In Val Sabbia siamo di fronte ad un’economia fortemente collusa all’acqua: già nel 1400 esisteva un servizio amministrativo di riscossione di tasse per la manutenzione dei canali e per l’uso delle acque, e i Molini a pressione idraulica erano ovunque. Alla rete diffusa di canali si deve la diffusione delle coltivazioni arboree di ripa, come ad esempio il gelso, il platano e il noce, ed è curioso osservare come esista una sorta di impronta genetica, di passaggio del testimone, tra le coltivazione arboree storiche e lo sviluppo di una coltura vivaistica locale.
L’esperienza di coltivare il Gelso portò allo sviluppo di importanti setifici (già nel 1861 si contavano in Val Sabbia numerosi filatoi della seta) ma ebbe anche la conseguenza di radicare una ricerca verso modi sempre più “redditizi” per la messa a coltura dei campi: nuovi terreni furono resi fertili e irrigati, e aumentò progressivamente la presenza di superfici arboree rigorosamente disposte in filare e a bordo delle ripe.
Il fiume, quindi, e le sue fresche acque, che ieri come oggi raggiungono il più lontano dei campi della valle, sono il leit motiv per tracciare l’identità di un paesaggio; seguendo il corso delle sue acque si ritrovano quegli indizi utili per scoprire come un’innovazione accorta abbia favorito una coltura vivaistica inserita qui fin all’inizio del novecento, trovando così “nuovi prodotti” in grado di essere sia espressione del territorio che del forte carattere operoso della popolazione locale.
Direzione artistica e consulenza paesaggistica
Stefano Mengoli
Green Designer
Stefano Mengoli